Cos’è
la vita contemplativa?
Vediamolo
nelle parole dei Documenti della Chiesa e in alcuni testimoni che l’
hanno vissuta.
Gli
Istituti completamente ordinati alla contemplazione, composti da
donne o da uomini, sono per la Chiesa un motivo di gloria e una
sorgente di grazie celesti. Con la loro vita e la loro missione, le
persone che ne fanno parte imitano Cristo in orazione sul monte,
testimoniano la signoria di Dio sulla storia, anticipano la gloria
futura.
Nella
solitudine e nel silenzio, mediante l’ascolto della Parola di Dio,
l’esercizio del culto divino, l’ascesi personale, la preghiera,
la mortificazione e la comunione dell’amore fraterno, orientano
tutta la loro vita ed attività alla contemplazione di Dio. Offrono
così alla comunità ecclesiale una singolare testimonianza
dell’amore della Chiesa per il suo Signore e contribuiscono, con
una misteriosa fecondità apostolica, alla crescita del Popolo di
Dio.
(Vita
consacrata n°8)
“Chi
potrebbe dire il gaudio della mia anima allorquando,
contemplando
il crocifisso che avevo ricevuto dopo la mia Profession
e
che la nostra reverenda madre ha collocato “come un sigillo sul mio
cuore”, ho potuto dire a me stessa:
“Finalmente
sono tutta sua ed Egli è tutto mio, non ho altro che Lui, è il mio
tutto!”.
Ed
ora non ho che un desiderio: amarlo, amarlo in ogni momento, zelare
il suo onore e formare la sua felicità come una vera sposa,
renderlo
contento preparandogli una dimora e un rifugio nella mia anima dove
fargli dimenticare,
a
forza d’amore, tutte le ingiurie e il male della terra!” B.
Elisabetta della Trinità – Lettere
Particolare
attenzione meritano la vita monastica femminile e la clausura delle
monache, per l’altissima stima che la comunità cristiana nutre
verso questo genere di vita, segno dell’unione esclusiva della
Chiesa – Sposa con il suo Signore, sommamente amato. In effetti, la
vita delle monache di clausura, impegnate in modo precipuo nella
preghiera, nell’ascesi e nel fervido progresso della vita
spirituale, non è altro che un tendere alla Gerusalemme celeste,
un’anticipazione della Chiesa escatologica, fissa nel possesso e
nella contemplazione di Dio.
Alla
luce di questa vocazione e missione ecclesiale, la clausura risponde
all’esigenza, avvertita come prioritaria, di stare con il
Signore.
Scegliendo
uno spazio circoscritto come luogo di vita, le claustrali partecipano
all’annientamento di Cristo, mediante una povertà radicale che si
esprime nella rinuncia non solo alle cose, ma anche allo “spazio”,
ai contatti, a tanti beni del creato.
Questo
modo particolare di donare “il corpo” le immette più
sensibilmente nel mistero eucaristico.
Esse
si offrono con Gesù per la salvezza del mondo.
La
loro offerta, oltre all’aspetto di sacrificio e d’espiazione,
acquista anche quello di rendimento di grazie al Padre, nella
partecipazione all’azione di grazie del Figlio diletto.
Radicata
in questa tensione spirituale, la clausura non è solo un mezzo
ascetico d’immenso valore, ma un modo di vivere la Pasqua di
Cristo. Da esperienza di “morte” essa diventa sovrabbondanza di
“vita”, ponendosi come gioioso annuncio e anticipazione profetica
della possibilità offerta ad ogni persona e all’umanità intera di
vivere unicamente per Dio, in Cristo Gesù. La clausura evoca dunque
quella cella del cuore in cui ciascuno è chiamato a vivere l’unione
con il Signore. Accolta come dono e scelta come libera risposta
d’amore, essa è il luogo della comunione spirituale con Dio e con
i fratelli e le sorelle, dove la limitazione dei contatti e degli
spazi opera a vantaggio dell’interiorizzazione dei valori
evangelici.
(Vita
consacrata n° 59)
“No,
se non se ne è fatta l’esperienza, non si può comprendere la
gioia che si prova in queste fondazioni quando ci si ritrova in
clausura, lontane da ogni persona del mondo. Qualunque sia l’affetto
che ci leghi ai secolari, nulla eguaglia l’incomparabile contento
di ritrovarci sole. Come i pesci che, tratti dal fiume con un colpo
di rete non possono vivere se non rimessi nell’acqua, così pare
delle anime abituate alle acque vive dello Sposo. Sottratte a quel
loro elemento e ravvolte nelle reti delle cose del mondo, par
veramente che più non vivano, fino a quando non siano rese al loro
stato. Questo è ciò che ho notato in tutte le nostre sorelle e
provato io stressa per esperienza.
O
mio Sposo, vero Dio e vero uomo! Come non stimare assai la fortuna di
appartenervi? Ringraziamolo, sorelle mie, d’averci così favorite,
né mai stanchiamoci di dar lodi a sì gran Re e Signore che ci tiene
preparato un regno senza fine in ricompensa di lievi patimenti che
domani non sono più e che frattanto ci tempera con tante gioie. Sia
Egli per sempre benedetto! Amen, amen.” S.
Teresa di Gesù – Fondazioni 31,46-47
“E’
necessario vivere la propria vita di sposa!
Quante
cose questo nome evoca d’amore dato e ricevuto, d’intimità, di
fedeltà, di dedizione assoluta!
Essere
sposa vuol dire abbandonarsi come Lui si è abbandonato; vuol dire
essere immolata come Lui, da Lui, per Lui. Vuol dire il Cristo che si
fa totalmente nostro e noi che diventiamo totalmente sue.
Essere
sposa vuol dire avere tutti i diritti sul Suo Cuore. E’ un cuore a
cuore per tutta la vita. E’ un vivere con…..sempre con.
E’
riposare totalmente in Lui e permettergli di riposare totalmente
nella nostra anima.
E’
non sapere altro che amare; amare adorando, amare riparando, amare
pregando, donando, dimenticandosi: amare sempre sotto tutte le
forme.” B.
Elisabetta della Trinità – scritti
Le
contemplative claustrali, in modo specifico e radicale, si conformano
a Gesù Cristo in preghiera sul monte e al suo mistero pasquale, che
è una morte per la resurrezione.
(Verbi
Sponsa n°3)
“Nella
vostra vita di preghiera si prolunga la lode di Cristo al suo eterno
Padre. La totalità del suo amore per il Padre e della sua obbedienza
alla volontà del Padre è riflessa nella vostra radicale
consacrazione d’amore. La sua immolazione disinteressata per il suo
Corpo, la Chiesa, trova espressione nell’ offerta delle vostre vite
in unione al suo sacrificio.” Giovanni
Paolo II – alle claustrali a Nairobi 1980
“………Verso
quel tempo ebbi notizia dei danni e delle stragi che i luterani
facevano in Francia e dell’ incremento che andava prendendo quella
setta malaugurata. Ne provai una gran pena, e quasi fossi o potessi
qualche cosa, mi lamentai con il Signore, supplicandolo di por
rimedio a tanto male.
Mi
pareva che pur di salvare un’ anima sola delle molte che là si
perdevano, avrei sacrificata mille volte la vita.
Ma
vedendomi donna e tanto misera, impossibilitata a ciò che per la
gloria di Dio avrei voluto, desideravo grandemente – e lo desidero
tuttora – che avendo il Signore tanti nemici e così pochi amici,
questi almeno gli fossero devoti.
E
così venni nella determinazione di fare il poco che dipendeva da me:
osservare i consigli evangelici con ogni possibile perfezione, e
procurare che facessero altrettanto le poche religiose di questa
casa……
Pregando
poi per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i dotti che
la sostengono, avremmo fatto del nostro meglio per aiutare questo mio
dolce Signore così indegnamente perseguitato da coloro che Egli ha
tanto beneficato.
Sembra
che questi traditori lo vogliano crocifiggere un’ altra volta, non
lasciandogli luogo ove posare la testa. Non posso fissarmi in questo
spettacolo, o mio Redentore, senza sentirmi spezzare il cuore!
Che
è mai questo dei cristiani di oggi? Possibile che a perseguitarvi
siano sempre coloro che vi sono più obbligati, perché scelti da Voi
come vostri amici, a cui compartite le vostre grazie più belle, in
mezzo a cui vivete, e a cui vi comunicate con i sacramenti?
Non
sono ancora contenti di ciò che patiste per loro?
Per
certo, Signor mio, non è nulla oggi abbandonare il mondo. Se con Voi
esso si mostra così infedele, che potremmo aspettarci noi?
Forse
che meritiamo di essere trattati con maggior riguardo? Forse che gli
abbiamo fatto maggiori benefìci per essere da lui mantenuti nella
sua amicizia?
Cos’è
questo, dunque? Che ci aspetteremo da lui, noi che per bontà di Dio
ci siamo ormai tolte alla peste di quella compagnia malvagia, che è
già in potere del demonio?
Oh,
il castigo che si sono preparati con le loro mani! E con quanta
giustizia avranno a premio dei loro piaceri il fuoco inestinguibile
dell’inferno!
Ma…
peggio per loro! … Certo che la perdita di tante anime mi spezza il
cuore: ma del male fatto ormai non mi angustio tanto. Vorrei almeno
che il numero dei reprobi non andasse aumentando. Mie sorelle in
Cristo, unitevi con me nel domandare a Dio questa grazia.
Per
questo Egli vi ha qui raccolte: questa è la vostra vocazione, queste
le vostre incombenze e le brame vostre, questo il soggetto delle
vostre lagrime e delle vostre preghiere.
No,
sorelle mie, i nostri affari non sono quelli del mondo! Quando
vengono a raccomandarci di pregare perché Sua Maestà conceda
rendite e denari, io me ne rido ed affliggo, e vorrei che molte di
quelle persone domandassero piuttosto di calpestare ogni cosa.
Certo
che le loro intenzioni sono buone; e la vista della loro pietà ci
deve portare a contentarle.
Ma
io son persuasa che in queste cose Iddio non mi ascolti mai.
Tutto
il mondo è in fiamme; gli empi, per così dire, anelano di condannar
ancora Gesù Cristo, sollevano contro di Lui un’infinità di
calunnie e si adoperano in mille modi per distruggere la sua Chiesa;
e noi dovremmo sprecare il tempo in domandare cose, che se venissero
esaudite, potrebbero impedire a qualche anima di entrare in
Cielo?
No,
sorelle mie, non è questo il tempo da sciupare in domande di così
poca importanza! Se io non considerassi la debolezza umana che si
consola nel vedersi aiutata nei suoi bisogni, e che noi dobbiamo pure
aiutare per quanto possiamo, sarei ben felice di far a tutti sapere
che non sono queste le cose per le quali si ha da pregare Iddio con
tanto ardore”. s.Teresa
di Gesù – Cammino di perfezione cap.1
Il
Figlio è sempre unito al Padre, ma nella sua vita c’è uno spazio
costituito da momenti particolari di solitudine e di preghiera, di
incontro e comunione, nell’esultanza della filiazione divina. Egli
manifesta così l’amorosa tensione e il perenne movimento della sua
Persona di Figlio verso Colui che lo genera dall’eternità.
Questo
associare la vita contemplativa alla preghiera di Gesù in luogo
solitario denota un modo singolare di partecipare al rapporto di
Cristo con il Padre. Lo Spirito santo, che ha condotto Gesù nel
deserto, invita la monaca a condividere la solitudine di Gesù nel
deserto, che “con Spirito eterno” offrì se stesso al Padre. La
cella solitaria, il chiostro chiuso, sono il luogo nella quale la
monaca, sposa del Verbo Incarnato, vive tutta raccolta con Cristo in
Dio. Il mistero di questa comunione le viene manifestato nella misura
in cui, docile allo Spirito santo e vivificata dei suoi doni, ella
ascolta il Figlio, fissa lo sguardo sul Suo volto e si lascia
conformare alla Sua vita, fino alla suprema oblazione al Padre come
espressa lode di gloria.
(Verbi
Sponsa n°3)
“Una
lode di gloria è un’anima che fissa Dio nella fede e nella
semplicità,
è
uno specchio che lo riflette in tutto ciò che Egli è,
è
come un abisso senza fondo in cui Egli può fluire ed
espandersi.
Ancora,
è come un cristallo attraverso il quale Egli può riflettere e
contemplare tutte le Sue perfezioni e il suo proprio
splendore.
Un’anima
che permette così all’Essere divino di appagare in lei il Suo
bisogno di comunicare tutto ciò che è, tutto ciò che ha,
è
in realtà la Lode di gloria di tutti i Suoi doni.” B.
Elisabetta della Trinità – Meditazioni
La
clausura, anche nel suo aspetto concreto, costituisce perciò, una
maniera particolare di stare con il Signore, di condividere
l’annientamento di Cristo, mediante una povertà radicale, che si
esprime nella rinuncia non solo alle cose, ma anche allo spazio, ai
contatti, a tanti beni del creato, unendosi al silenzio fecondo del
Verbo sulla croce.
Verbi
Sponsa n°3
“ Al
momento della morte Gesù era annichilito anche nell’anima, senza
alcun sollievo e conforto, essendo stato lasciato dal Padre in un
intima aridità, così grande che fu costretto a gridare: Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Quello
fu l’abbandono più desolante che avesse sperimentato nei sensi
durante la sua vita e, proprio mentre ne era oppresso, Egli compì
l’opera più meravigliosa di quante ne avesse compiute in cielo e
in terra durante la sua esistenza terrena ricca di miracoli e di
prodigi, opera che consiste nell’aver riconciliato e unito a Dio,
per grazia, il genere umano.“ Giovanni
della croce – 2 S. 7,11
Nell’attesa
vigile della venuta del Signore, la clausura diviene così una
risposta all’amore assoluto di Dio per la Sua creatura e il
compimento del Suo eterno desiderio di accoglierla nel mistero di
intimità con il Verbo, che si è fatto dono sponsale nell’Eucaristia
e rimane nel tabernacolo il centro della piena comunione d’amore
con Lui, raccogliendo l’intera vita della claustrale per offrirla
continuamente al Padre.
Verbi
sponsa n°3
“Dacci
oggi il nostro pane quotidiano.
Dicendo
ogni giorno sembra che il Signore intenda dire per sempre. Ma allora,
perché dopo aver detto ogni giorno, soggiunge: Daccelo oggi, o
Signore? Ecco il mio pensiero.
Mi
pare che lo chiami pane nostro di ogni giorno non soltanto perché lo
possediamo ora qui in terra, ma ancora perché lo possederemo un
giorno nel cielo, sempre che sulla terra sappiamo approfittare della
sua compagnia.
Egli,
infatti, non rimane tra noi che per aiutarci, incoraggiarci e
sostenerci affinché, vogliamo che si compia in noi la volontà di
suo Padre.
Dicendo
oggi, sembra che domandi questo pane soltanto per un giorno, cioè
per la durata di questo mondo, che può dirsi appunto di un
giorno.
Egli
lo chiede anche per gli infelici che si danneranno e che nell’altra
vita non lo potranno più godere.
Se
questi sventurati si lasciano vincere dal demonio, non è certo per
colpa sua, perché Egli nella lotta non cessa mai
d’incoraggiarli.
Per
questo essi non avranno mai di che scusarsi, né mai da lamentarsi
dell’Eterno Padre se ha loro tolto quel pane quando ne avevano più
bisogno.
Suo
Figlio, infatti, dice: Giacché, Padre, ha da esser per un giorno,
permetti di passarmelo in schiavitù.
Il
Padre ce lo dette e lo mandò nel mondo per sua propria volontà; ed
ora per sua propria volontà il Figlio non vuole abbandonare il
mondo, felice di rimanere con gaudio dei suoi amici e a confusione
dei suoi avversari.
Questo,
secondo me, è il motivo per cui ha ripetuto oggi; questa la ragione
per cui il Padre ci elargì quel Pane divinissimo, e ci dette in
alimento perpetuo la manna di questa sacratissima Umanità.
Noi
ora la possiamo trovare quando vogliamo, per cui se moriamo di fame è
unicamente per colpa nostra.
L’anima
troverà sempre nel Santissimo Sacramento, sotto qualsiasi aspetto lo
consideri, grandi consolazioni e delizie; e dopo aver cominciato a
gustare il Salvatore, non vi saranno prove, persecuzioni e travagli
che non sopporterà facilmente.
Voi,
figliuole, unitevi al Signore nel domandare all’Eterno Padre che vi
lasci per oggi il vostro Sposo, concedendovi di non esserne mai prive
per tutto il tempo di vostra vita.
Oh,
com’è vero che non sappiamo quel che domandiamo! Come vi ha meglio
pensato la sua divina sapienza.
Del
resto, per coloro che vogliono approfittare della sua presenza, Egli
sa anche manifestarsi.
Anche
se ciò non è per gli occhi del corpo, il Signore dispone di molti
altri mezzi, e si manifesta all’anima per via di grandi sentimenti
interiori o in diverse altre maniere.
Quanto
a voi, fategli buona compagnia e non vogliate perdere una così bella
occasione per trattare dei vostri interessi, come quella che vi si
offre dopo la Santa Comunione. Se l’obbedienza vi occupa in altre
cose, procurate di rimanergli unite con l’anima.
Ma
se voi portate il pensiero ad altre cose, non fate conto di Lui e
neppur pensate che vi sta nell’anima, come volete che vi si dia a
conoscere?
Quel
tempo è assai prezioso perché allora il Maestro ci istruisce:
facciamo d’ascoltarlo, baciamogli i piedi, riconoscenti per tanta
sua degnazione, e supplichiamolo di star sempre con noi”. s.Teresa
di Gesù – Cammino di perfezione cap.34
“ Chi
visita il Dio eucaristico e con Lui si consiglia in tutte le sue
necessità, chi si lascia purificare dalla forza divina promanante
dal sacrificio dell’altare e offre se stesso al Salvatore con
questo sacrificio, chi lo riceve nella Comunione nel più intimo
della sua anima, verrà attratto incessantemente, anzi sempre di più
nella corrente della vita divina, crescerà nel Corpo mistico di
Cristo e il suo cuore si conformerà al modello del Cuore divino.”
S.Teresa
Benedetta della croce Edith Stein
Al
dono di Cristo – Sposo, che sulla croce ha offerto tutto il suo
corpo, la monaca risponde similmente con il dono del “corpo”,
offrendosi con Gesù Cristo al Padre e collaborando all’opera della
redenzione.
Verbi
sponsa n°3
“ Sotto
la croce ho capito il destino del vero popolo di Dio; ho pensato che
quelli che capiscono che tutto questo è la croce di Cristo,
dovrebbero prenderla su di sé in nome di tutti gli altri…………….Chi
appartiene a Cristo, deve vivere intera la vita di Cristo, deve
finalmente incamminarsi sulla via della croce, verso il Getsemani e
il Golgota. “
s.Teresa
Benedetta della croce Edith Stein
La
separazione dal mondo dona all’intera vita claustrale un valore
eucaristico, oltre che di sacrificio e di espiazione, anche di
rendimento di grazie al Padre, nella partecipazione al grazie del
Figlio diletto.
Verbi
sponsa n°3
“ Una
Lode di gloria è sempre occupata nel rendimento di grazie. Ognuno
dei suoi atti, dei suoi movimenti, ogni suo pensiero ed aspirazione,
nel tempo stesso che la radicano più profondamente nell’amore,
sono come un’eco del Sanctus eterno. Sebbene non ne abbia sempre
coscienza perché la debolezza della natura non le permette di essere
sempre fissa in Dio senza distrazioni, la Lode di gloria canta
sempre, adora sempre, è come passata tutta nella lode e nell’amore,
nella passione della gloria del suo Dio………..
……Mi
sembra che nulla ci dica l’amore che è nel cuore di Dio più
dell’Eucaristia. E’ l’unione consumata, è Lui in noi e noi in
Lui, e non le sembra che questo sia il cielo sulla terra? Il cielo
nella fede, in attesa della visione faccia a faccia: allora <<
saremo saziati, quando apparirà la sua gloria >>, quando lo
vedremo nella sua luce. Allora tutto sparisce e sembra che ci
s’inoltri ormai nel mistero di Dio! E’ talmente << nostro
>> tutto questo mistero…….”
B.
Elisabetta della Trinità – Meditazioni e Lettere
Mediante
la clausura, le monache realizzano l’esodo dal mondo per incontrare
Dio nella solitudine del “deserto claustrale”, che comprende
anche la solitudine interiore, le prove dello spirito e il travaglio
quotidiano della vita comune, come condivisione sponsale della
solitudine di Gesù al Getsemani e della Sua sofferenza redentrice
sulla croce.
Verbi
Sponsa n°4
“ E’
monaco colui che è separato da tutti e unito a tutti.
Unito
a tutti perché unito a Cristo. Unito a tutti perché porta in cuore
l’adorazione, il ringraziamento, la lode, le angosce e la
sofferenza dei suoi contemporanei.
Unito
a tutti perché Dio lo chiama in un luogo dove rivela all’uomo i
suoi segreti.
Non
soltanto presente al mondo, ma anche al cuore della Chiesa….”
Le
monache rivivono e continuano nella Chiesa la presenza e l’opera di
Maria. Accogliendo nella fede e nel silenzio adorante il Verbo, si
pongono al servizio del mistero dell’Incarnazione, e unite a Gesù
Cristo nella sua oblazione al Padre, divengono collaboratrici del
mistero della Redenzione. Come Maria nel Cenacolo con la sua presenza
orante custodì nel suo cuore le origini della Chiesa, così al cuore
amante e alle mani giunte delle claustrali è affidato il cammino
della Chiesa.
Verbi
sponsa n°4
“O
fuoco consumatore, Spirito d’amore, scendi sopra di me, affinché
si faccia nella mia anima come un’incarnazione del Verbo ed io sia
per Lui un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il
suo mistero……..” B.
Elisabetta della Trinità – Preghiera
“Un
monastero è un’autentica centrale di energia spirituale, che si
alimenta alla sorgente della contemplazione, sull’esempio della
preghiera a cui Gesù si dedicava nella solitudine, immergendosi
totalmente nel dialogo con Dio Padre, per attingere la forza
necessaria alla sua missione salvifica. La Chiesa prolunga nel tempo
la missione di Cristo: tra i molteplici carismi che la arricchiscono,
ella conserva anche quello assai prezioso della vita contemplativa,
coltivata nei monasteri, come risposta all’amore assoluto di Dio
che nel Verbo incarnato si è unito all’umanità con vincolo eterno
e indissolubile. I monasteri femminili manifestano con particolare
eloquenza l’unione esclusiva della Chiesa con Cristo suo Sposo,
rivivendo l’esperienza di Maria, Vergine del silenzio e
dell’ascolto…….” Giovanni
Paolo II – angelus al monastero di Quart luglio 1999
La
clausura, mezzo ascetico d’immenso valore, è particolarmente
adatta alla vita integralmente ordinata alla contemplazione. Essa
costituisce un segno della custodia santa di Dio per la sua creatura
ed è, d’altra parte, forma singolare di appartenenza a Lui solo,
perché la totalità caratterizza l’assoluta dedizione a Dio. Si
tratta di una modalità tipica e adeguata di vivere il rapporto
sponsale con Dio nell’unicità dell’amore e senza indebite
interferenze né di persone né di cose, in modo che la creatura,
intenta e assorta in Dio, possa vivere unicamente a lode della sua
gloria.
Verbi
Sponsa n°5
“O
mio amato Cristo, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa del
tuo Cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti ….fino a
morirne!…Ma sento la mia impotenza e ti chiedo di rivestirmi di te
stesso, di immedesimare la mia anima con tutti i movimenti della tua
anima, di sommergermi, d’invadermi, di sostituirti a me, affinché
la mia vita non sia che un’irradiazione della tua vita. Vieni nella
mia anima come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore. O Verbo
eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti,
voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da te. Poi,
attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio
fissare sempre te e restare sotto la tua grande luce. O mio Astro
amato, incantami perché non possa più uscire dallo splendore dei
tuoi raggi.” B.
Elisabetta della Trinità – Preghiera
Il
monastero, situato in luogo appartato o nel cuore della città, con
la sua particolare struttura architettonica, ha appunto lo scopo di
creare uno spazio di separazione, di solitudine e di silenzio, dove
poter cercare Dio più liberamente e dove vivere non solo per Lui con
Lui, ma anche di Lui solo.
Nel
monastero tutto è orientato alla ricerca del Volto di Dio, tutto è
ricondotto all’essenziale, perché è importante solo ciò che
avvicina a Lui. Il raccoglimento monastico è attenzione alla
presenza di Dio: se ci si disperde in molte cose, si rallenta il
cammino e si perde di vista la meta.
Verbi
sponsa n°5
“Nel
nascondimento e nel silenzio si compie l’opera della redenzione,
nel silenzioso colloquio del cuore con Dio si preparano le pietre
vive, con le quali viene edificato il regno di Dio, e si forgiano gli
strumenti scelti che cooperano alla sua costruzione.” s.
Teresa Benedetta della croce Edith Stein – Pensieri
“Una
Lode di gloria è un’anima che dimora in Dio, che lo ama di un
amore puro e disinteressato, senza ricercare se stessa nella dolcezza
di questo amore, che lo ama al di sopra di tutti i suoi doni come se
nulla avesse ricevuto, fino a desiderare il bene dell’oggetto così
amato. Ora, come desiderare e volere effettivamente il bene di Dio,
se non adempiendo la sua volontà?……..” B.
Elisabetta della Trinità – Preghiere
E’
la carità, infusa nei cuori dallo Spirito Santo, che rende le
monache cooperatrici della verità, partecipi dell’opera di
redenzione del Cristo e unendole vitalmente alle altre membra del
corpo mistico, rende fruttuosa la loro vita, interamente ordinata al
conseguimento della carità, a beneficio di tutti.
S.
Giovanni della Croce scrive che “è più prezioso al cospetto del
Signore e di maggior profitto per la Chiesa, un briciolo di puro
amore, che tutte le altre opere insieme”.
Nello
stupore della sua splendida intuizione, s. Teresa di Gesù Bambino
afferma “….capii che la Chiesa aveva un cuore e che questo Cuore
era acceso d’amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra
della Chiesa…..Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa….nel
cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’Amore”.
E
poiché chi diventa assoluta proprietà di Dio diventa dono di Dio a
tutti, per questo la loro vita è veramente un dono che si situa al
centro del mistero della comunione ecclesiale, accompagnando la
missione apostolica di quanti si affaticano nell’annuncio del
Vangelo.
Verbi
Sponsa n°7